RIAH: percorso di studio e ricerca sulla Parola e sulla Narrazione

«Lode allo Spirito che sa connetterci,
perché la nostra vita è fatta di figure» R.M. Rilke sonetto 1,12,SW I, p. 738; Poesie

«Da dove vengono le parole?
Dalla musica. E dal fuoco.
Prima le parole non c’erano.
Gli uomini e le donne si guardavano, si toccavano e facevano dei gesti, accompagnati da qualche grugnito inarticolato, a esprimere i loro bisogni. Bisogni elementari: fame, freddo, desiderio.
Poi qualcuno iniziò a modulare quei suoni, ripetendoli, elaborandoli, fino a farne una litania. Arrivò la musica.
E intorno al fuoco la gente cominciò a cantare. È così che diventò gente.
Quei suoni e quelle melodie si fissarono, andarono a individuare le cose. E nacquero le parole. Una forma fissa, articolata del canto». A. Fambrini

«Desidera la trasformazione. Sii entusiasta della fiamma; in essa ti si sottrae una cosa che fa sfoggio di trasformazioni; quello spirito che progetta e che domina il mondo terreno non ama niente, nello slancio della figura, come il punto di svolta.
Ciò che si chiude nell’inerzia è già rigidità, che si crede sicura al riparo dello smorto grigiore. Aspetta, l’essere indurito è ammonito da lontano da ciò che è ancor più duro. Bada, si solleva, non visto un martello.
Chi si effonde come fonte, lo riconosce la conoscenza; e lo induce rapito, per il sereno creato, che spesso finisce con l’inizio e ricomincia con la fine.
Ogni spazio beato che essi stupiti percorrono è figlio o nipote della separazione. E la trasformata Dafne, dacché si sente diventare alloro, vuole che tu ti trasformi in vento». R.M. Rilke, Sonette an Orpheus, XII, 2° parte.

**********

Scrivere è la cosa più bella della vita. Tante è vero, sono le cose belle che possiamo fare nella vita; è bello bere del buon vino con un amico o con l’amata, è bello danzare, parlare intorno a un fuoco, è bello fare l’amore.
La scrittura può essere un’esperienza estetica, può racchiudere in sé tante piacevoli e belle cose: a volte è come essere immersi in un mare azzurro, con un infinito silenzio, ma connessi a tutto ciò che sta intorno.

Scrivere, è dare forma, e racchiude in sé molte qualità Apollinee, ma a volte risulta inebriante, catartico, passare dai sentimenti alla melodia delle parole.
Scrivere, come dipingere, è un gesto accurato, gentile, benevolo, riesce a trasformare un dolore in ritmo, in una partitura armonica e dolce. Orfeo è differente dagli Angeli, lui vive sia nel mondo visibile che nel mondo invisibile, può attraversare il confine tra il regno dei morti e quello dei vivi, mostrandoci come la metamorfosi, la continua trasformazione, sia la costante dell’esistenza umana.
Ogni forma di irrigidimento si oppone al vento, noi qui vogliamo e desideriamo imparare ad ascoltare il vento.

“Tempo non tien mora, tempo mora na lua, a morada du tempo e o sol e la lua” dice un canto afro-brasiliano della tradizione del Condomblè, “il tempo non ha una casa, il tempo abita la luna, la casa del tempo è il sole e la luna”.

**********

Un corso sul vento, sull’amore e sulla politica

Nella relazione d’aiuto noi dobbiamo rifondare le parole per renderle presenti e sottrarci all’abitudine di reificarle, di renderle astratte.
Dare vita alle parole vuol dire anche, dopo averle rifondate, scavarle, dilatarle, renderle più vaste, andare oltre il loro legame con le cose.
L’esilio dei nomi dalle cose può diventare necessario perché il mondo non risulti banale, «perché l’arte comincia là dove il legame fra il nome e la cosa si interrompe… il poeta prende una parola e ci gioca, la parola per un poeta non è il suo significato, è autonoma, è la parola in sé, e un poeta si innamora delle parole…» P. Quattrini
Il tentativo è quello di accompagnare le persone in questo esilio creativo, non sempre piacevole, in cui la parola vive sospesa dalla relazione in cui il nome e la cosa sono unite in modo canonico. Si tratta di tornare all’origine della genesi della parola. In modo da riconfigurare la propria esistenza secondo una dimensione poetica.

Le parole sono fertili e in quanto tali creano realtà, mondi inattesi. Così come fanno i poeti e i bambini che nominando le cose generano e scoprono nuovi mondi. Rifondare il linguaggio equivale a rifondare la realtà, a rifondare l’umanità, perché è anche con le parole che si può contrastare l’abbrutimento del mondo e dell’uomo, risvegliando ciò che ha bisogno di essere ridestato dall’abitudine, dai falsi significati e dalle false credenze. Così come il vento, le parole ci sollevano, ci smuovono, ci scrollano, riportandoci alle origini di noi stessi. Anche le parole hanno bisogno di tornare a casa, alle proprie radici, così che possano ancorarsi al loro significato originario e alla loro nascita. Siamo sommersi dalle parole ma è come se nessuna di esse fosse vera perché rispondente a una logica distorta che non è più quella umana. Non c’è più la parola autentica, mitica, quella che metteva in relazione l’uomo con il mistero, con l’alterità e non c’è più neppure il rito, che ne era l’espressione, la sua forma sacra. Riscoprire la sacralità del linguaggio diventa dunque un atto necessario per innalzare le nostre esistenze a una dimensione mitica e generativa, a una dimensione collettiva in cui si condividono i significati autentici delle parole, dei loro significati, del loro e del nostro essere nel mondo.
La parola crea relazione, ma non tra un soggetto e un oggetto, ma tra un io e un tu. È questa la logica rivoluzionaria che deve sottendere il nostro dire le cose, il nostro nominarle. Ed è da questa logica che nasce la necessità di creare tra le parole relazioni che siano inusuali, stranianti, in grado di modificare la realtà e la visione che abbiamo di essa. Se vogliamo sopravvivere.

“La poesia è un attitudine contemplativa dello sguardo”. G. Lindo Ferretti

Dal punto di vista politico il linguaggio può esprimere modalità di cittadinanza attiva così che le classi sociali si decomprimano, perché esisteranno semplicemente modi diversi di raccontare la realtà. La relazione e la percezione con il mondo e con le persone si può così allargare e configurare nuovi orizzonti esistenziali. Anche il linguaggio politico deve tornare alle sue origini, affinché la realtà possa essere raccontata da una parola non abusante e mistificante ma che ridefinisca l’agire etico delle persone che fanno parte di una comunità.
Un linguaggio che può essere rivoluzionario in quanto gentile, poetico, evocativo, sussurrato, allusivo. Un linguaggio solidale, condiviso, rispettato e rispettoso, universale e particolare al tempo stesso, che dia spazio a tutte le parti e dove ognuna di essa trovi una voce per potersi esprimere ed esistere. Un linguaggio ricco, arioso. Perché narrando partecipiamo alla costruzione del mondo. Non esiste un Dio pronto. La nostra immaginazione, la nostra fantasia attraverso la poesia, le parole, la danza, il corpo, l’arte in sé, partecipa alla crescita, all’evoluzione di questo spirito collettivo che viene chiamato Dio, ma che potremmo chiamare con tanti altri nomi, parole, suoni.

«Essi risiedono nelle terre dei loro padri, ma come
se non fossero cittadini: essi partecipano a tutte
le cose come se fossero cittadini e subiscono tutte
le cose come se fossero stranieri: ogni paese
straniero è una terra patria per loro e ogni terra
patria è per loro straniera… essi abitano sulla
terra ma sono cittadini del cielo».
(Anonimo, Epistola a Diogneto)

**********

A chi è rivolto: è aperto a coloro che sentono l’urgenza di rifondare la parola e di approfondire il tema della narrazione nelle sue variegate forme.

Durata: 16 mesi

Crediti: Alla fine del percorso verranno rilasciati crediti per la formazione permanente per i Diplomati in Counselling; per i non diplomati crediti riconosciuti dall’AICo per il conseguimento del diploma in Counselling.

Sono stati invitati a partecipare al progetto:

Francesca Cantaro – La metafora
Paolo Quattrini – i prodromi della Poesia (dove nasce la poesia!)
Luisa Lauretta – i prodromi della Parola (dove nasce la parola!)
Emanuele Perelli – sul cuore e sulla trascendenza
Franco Arminio – paesaggio poetico
Giuseppe Semeraro – sulla poesia
Ilaria Drago – la partitura teatrale
Giovanna Morelli – la narrazione filosofica
Davide Scognamiglio – l’immagine racconta
Gianluca Taddei – il ritmo e le sue molteplici direzioni
Alessandro Fambrini – poesia, fantastico e fantascienza
Enzo Fileno Carabba – il pensiero narrativo
Federica Armillotta – scrittura politica
L’Ambulante – narrazione urbana
Azzurra D’Agostino – poesia come fare

Al progetto collaborano persone invitate non solo per la loro professione, ma anche per lo spirito che la loro esistenza e le cose che fanno nella loro esistenza evocano.

Referenti del progetto:
Emanuele Perelli 3483930900 perelliemanuele@gmail.com
Federica Armillotta 3407149089 federicaarmillotta@libero.it
Giovanna Morelli mgiovanna.morelli@ libero,it

Questo progetto è promosso dalla Associazione IGL Arcobaleno Lucca –
www.arcobaleno-lucca.it